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Marziani o missionari?


Quali caratteristiche ha questa crisi secondo lei?
«Intanto vorrei ricordare le tre diverse sconfitte subite dalla Dc, negli ultimi tre mesi. C’è stata la sconfitta nel referendum sulla legge per l’aborto, la sconfitta elettorale del 21 giugno, la perdita della presidenza del consiglio, e cioè: una sconfitta ideale e culturale, una sconfitta politica, una sconfitta di leadership. Il 17 maggio si è visto che nel 68 per cento dei “No” nel referendum ci sono democristiani e cattolici che hanno voltato le spalle alla Dc. Il 21 giugno s’è visto che in tutte le grandi città la Dc è in declino, in molte è sotto al 30 per cento, in alcune è poco al di sopra del 20: un partito, cioè, di media forza. La Dc non è più il partito di maggioranza relativa in quasi tutti i comuni al di sopra dei 5000 abitanti. Sono novità quanto mai significative, se non traumatiche. La verità è che ormai questa Dc è un partito senza strategia, senza idee, senza progetto, senza leaders. I suoi rapporti con lo stesso mondo delle organizzazioni cattoliche e persino con il complesso della gerarchia ecclesiastica è fortemente in crisi. Ne vuole un esempio? L’Episcopato, fino ai sommi gradi, si impegnò a fondo nel referendum per l’aborto, ma poco o niente nelle elezionicomunali di Roma».