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Intellettuali

Giuseppe Chiarante membro della segreteria del Pci, poi capogruppo PDS in Senato (1992-1994)

La questione degli intellettuali ha un rilievo fondamentale così nella teoria politica di Gramsci come nella sua analisi della storia d'Italia.
Per lui l'intellettuale non è soltanto il produttore di cultura: cioè l'artista, lo scrittore, lo scienziato, il filosofo, eccetera. Gramsci è, infatti, uno dei primi studiosi della società contemporanea che ha una visione ben più ampia delle funzioni e del lavoro intellettuale: mentre guarda con interesse al ruolo che particolarmente in una realtà come quella italiana hanno esercitato anche in passato le categorie intellettuali (per esempio il clero), egli concentra la sua attenzione sul fatto che con lo sviluppo del capitalismo moderno, con l'avvento delle società di massa, con l'intreccio crescente tra Stato e società civile, sono destinate a crescere enormemente l'importanza e l'estensione delle attività che sono riconducibili a una professione intellettuale.
In un passo del celebre saggio Alcuni temi della questione meridionale Gramsci sottolinea in modo molto limpido il mutamento nella collocazione e nella funzione degli intellettuali che avviene con la crescita del capitalismo e con lo sviluppo di una società industrializzata. «In ogni paese lo strato degli intellettuali è stato radicalmente modificato - egli scrive - dallo sviluppo del capitalismo. L'industria ha introdotto un nuovo tipo di intellettuale: l'organizzatore tecnico, lo specialista della scienza applicata. Nelle società dove le forze economiche si sono sviluppate nel senso capitalistico, fino ad assorbire la maggior parte dell'attività nazionale, è questo secondo tipo di intellettuale che ha prevalso. Nei paesi invece dove l'agricoltura esercita un ruolo ancora notevole o addirittura preponderante, è rimasto in prevalenza il vecchio tipo, che dà la massima parte del personale statale ed esercita la funzione di intermediario tra il contadino e l'amministrazione in generale.
Ma così nell'uno come nell'altro caso, sia che si tratti degli intellettuali tecnici e scientifici direttamente inseriti nella produzione oppure di quelli più collegati alle attività tradizionali o alle funzioni amministrative dello Stato, per Gramsci la funzione di questi strati è decisiva nel rapporto tra le classi fondamentali, cioè tra la borghesia, il proletariato, i contadini. La questione degli intellettuali si salda così strettamente, nella sua teoria politica, con quella dell'egemonia e del consenso.
A più riprese, nelle Lettere e nei Quaderni, Gramsci sottolinea infatti la distinzione fra una società politica (o un partito, una classe) che eserciti il dominio soltanto attraverso l'apparato coercitivo dello Stato, e una società politica che aggregando a sé gli intellettuali e le organizzazioni della società civile sia capace di esercitare il potere attraverso il consenso. È proprio se dimostra la capacità di guadagnarsi l'adesione non solamente dei suoi «intellettuali organici» (quelli, cioè, che sonol'espressione diretta di una determinata classe e dei suoi interessi), ma di strati assai più vasti di lavoratori intellettuali, che una classe di governo dimostra di essere non soltanto «dominante», ma «dirigente»: cioè di svolgere un ruolo «realmente progressivo, che fa avanzare realmente l'intera società».
È evidente l'importanza di questa analisi della questione degli intellettuali, sia al fine di porre le basi per una specifica riflessione sugli autonomi problemi riguardanti la vita e l'organizzazione della cultura (problemi ai quali l'opera di Gramsci dedica, infatti, il massimo rilievo), sia al fine di sottolineare la necessità di ricercare e promuovere (tanto più in società complesse come quelle dell'Occidente) uno schieramento di alleanze assai più ampio ed articolato di quello realizzatosi, nell'Ottobre sovietico, attorno ai soviet degli operai, dei contadini, dei soldati.
Non a caso è questo uno degli aspetti della riflessione di Gramsci che ha avuto il più ampio sviluppo non solo nella successiva elaborazione dei comunisti italiani, ma nel dibattito e nella ricerca di tutta la sinistra occidentale, così in Europa come nelle due Americhe.

Gramsci I QUADERNI DEL CARCERE ED ECHI IN GUTTUSO

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